Nato ad Arezzo il 20 Luglio 1304, fanciullo, dovette seguire il padre Ser Petracco, notaio fiorentino bandito da Firenze per le sue idee politiche, ad Avignone, allora sede pontificia. Presso la vicina università di Montpellier inizio, su richiesta del padre, lo studio delle materie giuridiche che prosegui presso l'università di Bologna. Presso quest'ultima università ebbe tra i suoi professori di Legge quello che sarebbe divenuto un suo futuro maestro di poesia: Cino da Pistoia. Ben presto si accorse però che le materie giuridiche non erano fatte per lui e abbandonate quelle discipline si appassionò allo studio di Cicerone e dei poeti antichi . A Bologna tra gli studi e i divertimenti che Francesco non disdegnava coltivò numerose amicizie tra cui quella con il principe romano Giacomo Colonna.
Nel 1326 la morte del padre richiamò Francesco, unitamente al fratello Gherardo, ad Avignone dove i due fratelli constatarono che l'eredità del padre non gli avrebbe consentito di vivere ancora per molto senza trovarsi una sistemazione. Il fratello Gherardo entrò più tardi nell' ordine minore dei certosini e forse anche Francesco abbracciò tale ordine. Il ritorno ad Avignone venne caratterizzato dall'incontro di Francesco con quella che sarebbe divenuta l'ispiratrice di tutte le sue liriche d'amore. Era il Venerdì Santo del 1327 quando il poeta vide nella chiesa di Santa Chiara Laura la donna che amerà per tutta la vita. L'amore di Francesco per Laura, già sposata da due anni con Ugo de Sade, fu unico e prosegui anche dopo la sua morte che avvenne, a causa della peste, nel 1348.
Nel 1330, come cappellano, entrò al servizio della famiglia Colonna. L'occupazione gli diede l'occasione di viaggiare per la Francia, le Fiandre e la Germania. Venne accolto dai Signori che allora dominavano le città italiane conoscendo tra i più illustri letterati e poeti del tempo. Durante questi viaggi, da relazioni superficiali, gli nacquero i due figli Giovanni (1337) e Francesca (1343).
Il 1 Settembre del 1340 mentre si trovava in ritiro a Valchiria, a poche miglia da Avignone, venne, informato da parte del Senato Romano e dell'Ateneo di Parigi dell' offerta a essere incoronato Poeta. Scelse, forse per vanità, l'invito di Roma e dopo essere stato esaminato solennemente, per tre giorni, a Napoli dal re Roberto d'Angiò, nel giorno di Pasqua del 1341 venne cinto dalla corona di Poeta in Campidoglio.
Dal 1353 visse in Italia a Milano e in seguito a Venezia e Padova per stabilirsi infine ad Arquà, sui colli Euganei, dove morì il 19 Luglio 1374.
Le Opere
Opere latine in versi
Africa – scritto fra il 1339 e il 1342 e in seguito corretto e ritoccato è un poema eroico incompleto che tratta della seconda guerra punica e in particolare delle gesta di Scipione.
Bucolicum carmen – composto fra il 1346 e il 1357 e costituito da dodici egloghe, gli argomenti spaziano fra amore, politica e morale.
Epistole metricae – scritte fra il 1333 e il 1361, sono 66 lettere in esametri, di cui alcune trattano d'amore ma in maggioranza si occupano di politica, morale o di materie letterarie. Alcune sono autobiografiche.
Carmina varia - Si ricompone un materiale testuale disperso in vari luoghi:
1-6: F. Petrarchae, Poemata minora quae extant omnia, vol. III, Medioelani 1834.
7-24: K. Burdach, Von Mitteralter zur Reformation. IV. Aus Petrarcas Altestem Deutschen Schülerkreise, Berlin 1929.
25: E.H. Wilkins, The Making of the "Canzoniere" and other petrarchan Studies, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura 1951, pp.303.
26: G. Billanovich, Un carme ignoto del Petrarca, "Studi petrarcheschi", V (1989) pp.101-25.
Opere latine in prosa
De viris illustribus - (1337) inizialmente composto da biografie di personaggi della storia di Roma (da Romolo a Catone il Censore), in seguito l'autore aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando da Adamo e arrivando a Ercole.Il De viris illustribus è un'opera di biografie di uomini illustri in prosa latina composta da Francesco Petrarca. Venne redatto a partire dal 1337. Si tratta di un'opera incompiuta con la quale il poeta voleva scrivere le biografie di personaggi della storia di Roma, da Romolo a Tito, ma arrivò solo fino a Nerone. In seguito l'autore aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando da Adamo.
Rerum memorandarum libri - (1350) raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione morale
Secretum o De secreto conflictu curarum mearum - (opera composta tra il 1347 ed il 1353, ed in seguito riveduta) Il Secretum o De secretu conflictu mearum curarum è un'opera in prosa latina composta da Francesco Petrarca. Scritta tra il 1347 ed il 1353, ed in seguito riveduta, è un dialogo immaginario in tre libri tra il poeta stesso e Sant'Agostino, alla presenza di una donna muta che simboleggia la Verità. Quale esame di coscienza personale esso affronta temi intimi del poeta e per questo non era stato concepito per la divulgazione (da cui il titolo Secretum). Il primo libro tratta del male in generale e conclude, secondo il pensiero appunto agostiniano, che esso non esiste, ma è causato da un'insufficiente volontà di bene, causata dalle passioni terrene che imbambolano lo spirito: Petrarca stesso non può non guarire, ma non vuole( per questo si è soliti affermare che la sua malattia è una "voluptas dolendi", una voglia nel contempo di librarsi dell'accidia, ma continuare a conviverci, perché era questa la "scusa" dietro cui l'autore si nascondeva e rifugiava spesso). Nel secondo libro vengono analizzate le passioni negative del Petrarca stesso, tra le quali egli si sofferma soprattutto sull'accidia che lo tormenta, sottolineando di essere affetto dalle colpe di tutti i peccati capitali, tranne dall'invidia(era stato più volte accusato di invidiare il Sommo Poeta Dante, accuse che cercò immediatamente di dissipare). Nel terzo si esaminano altre due passioni del poeta, in particolare l'amore per Laura e l'amore per la gloria, considerate le due più gravi indole di Petrarca, che gi impediscono di raggiungere l'equilibrio spirituale cui tanto aspirava: per quanto il poeta dia ragione a Sant'Agostino che gli consiglia di rinunciarvi egli però non sa come poter farne a meno.
De vita solitaria - (1346-1356 circa) sui vantaggi della solitudine.Il De vita solitaria è un trattato in prosa latina sritto da Francesco Petrarca. Venne redatto all'incirca tra il 1346 e il 1356 ed è un'esaltazione della solitudine. Essa viene descritta come necessaria per la vita contemplativa, sia per i religiosi (tra i quali viene citato Sant'Agostino), sia dei filosofi che dei pensatori in genere. L'ideale di vita per Petrarca è quello di una raccolta solitudine nella pace agreste, dedicata agli studi letterari e alla riflessione religiosa. Il trattato fui scritto in due libri ed è presente un motivo di riflessione e tormento a causa della monacazione del fratello Gherardo. È simile al De otio religioso.
De otio religioso (otium = tranquillità di spirito) - (1346 – 1356)Il De otio religioso è un trattato in prosa latina scritto da Francesco Petrarca. Venne redatto all'incirca tra il 1346 e il 1356 ed è un'esaltazione della vita monastica. Simile al De vita solitaria, esalta la solitudine in particolare quella legata alle regole degli ordini religiosi (otium = tranquillità di spirito), definita come la migliore condizione di vita possibile.
De remediis utriusque fortunae - (1360–1366). Il De remediis utriusque fortunae è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina da Francesco Petrarca. Venne redatta all'incirca tra il 1360 e il 1366 ed composta da 254 scambi di battute tra entità allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il "Dolore" e la "Ragione".
Simile ai precedenti Rerum memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi di rafforzare l'individuo contro i colpi della Fortuna sia buona che avversa.
Posteritati - esclusa per sua stessa volontà dalla raccolta Seniles, si descrive per i posteri con quegli attributi che poi saranno dell'umanista (cioè il recupero della civiltà classica e l'amore per il latino)
Il Canzoniere (titolo originale: Francisci Petrarca laureatae poetae Rerum vulgarium fragmenta) è la storia della vita interiore del Petrarca. La raccolta comprende 366 componimenti: 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali [NB.- non raccoglie tutti i componimenti poetici del Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura, altre rime (extravagantes) andarono perdute o furono incluse in altri manoscritti]. La maggior parte delle rime del Canzoniere sono d'argomento amoroso, una trentina sono di argomento morale, religioso o politico. Sono celebri le canzoni Italia mia e Spirto gentil nelle quali il concetto di Patria si identifica con la bellezza della terra natale, sognata libera dalle lotte fratricide e dalle milizie mercenarie. Fra le canzoni più celebri ricordiamo anche Chiare, fresche e dolci acque e tra i sonetti Solo e Pensoso. La raccolta è stata divisa dagli editori in due parti: rime in vita e rime in morte di Madonna Laura. In realtà il Petrarca compose il canzoniere dopo il 1348, includendovi rime già composte sia per Laura, sia per altre donne (ed attribuendo queste ultime a Laura), stendendo altre rime che finse di aver scritto quando l'amata era ancora in vita ed aggiungendone altre ancora, in modo da rappresentare Laura come l'unico puro amore, che riconduce a Dio il poeta (vedi Dante). L'amore per Laura è il centro intorno al quale ruota la vita spirituale, ricchissima ed originale, del Petrarca, per il quale tutto, spontaneamente, diviene letteratura, collegandosi agli studi dei classici. Da tale substrato di letteratura ha origine la grande poesia petrarchesca. Con il Petrarca la letteratura diventa maestra di vita e nasce la prima lezione dell'umanesimo. In Petrarca si avverte la ricerca della serenità. Lo sconforto, il dolore, la volontà di pentimento, divengono speranza ed anche il pianto per la morte della donna amata trascolora nella figurazione di Laura che scende consolatrice dal cielo. Nella poesia del Petrarca la descrizione dei sentimenti trova riscontro o contrapposizione nel paesaggio. Il Petrarca, perfezionò le forme della tradizione lirica medievale, dai provenzali prese il metro (la sestina) e ne rielaborò i modi poetici. Anche la raffigurazione della donna amata si inquadra nella tematica provenzale: Laura è una donna superiore alla quale il poeta rende omaggio, ma non ha nulla di sovrumano, ella è modello di virtù e di bellezza, ma la sua figura non è palpitante di vita, non ha una vera realtà, i suoi tratti umani, i bei occhi, le trecce bionde, il dolce riso, si ripetono immutati, però Laura costituisce il fulcro ideale intorno al quale si dispone la vita sentimentale del poeta. La seconda parte del Canzoniere si chiude con la canzone Alla Vergine, nella quale il poeta implora perdono e protezione.