Lorenzo De' Medici
Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico, nacque a Firenze nel 1449. era nipote di Cosimo de' Medici, detto il Vecchio, fondatore della signoria medicea e figlio di Piero di Cosimo de' Medici e di Lucrezia Tornabuoni. Lorenzo fu una delle figure capitali del Rinascimento italiano. La sua educazione, che raggiunse presto una raffinata erudizione, fu curata dai maggiori dotti presenti all'epoca in Firenze. Prima di assumere la signoria di Firenze ebbe modo di mostrare la sua abilità diplomatica in occasione delle missioni che gli furono affidate appena sedicenne a Napoli, Roma e Venezia. Riuscì, inoltre, con l'offerta di onori ed oro, a portare dalla parte dei Medici Luca Pitti, il più grande alleato dei loro avversari politici. Nel 1468, grazie al diretto interessamento di sua madre Lucrezia Tornabuoni, si fidanzò con Clarice Orsini, che sposò l'anno successivo e che gli diede i figli Piero, Giovanni (il futuro Leone X), Giuliano e quattro figlie (Lucrezia, Maddalena, Luisa e Contessina). Per la prima volta un Medici sposava una donna di famiglia nobile, stabilendo un'alleanza tra Medici e Orsini che sarà la chiave per l'arrivo della prima porpora cardinalizia in famiglia, quella proprio di suo figlio Giovanni. Nel 1469, dopo la morte del padre, assunse il potere di Firenze, affiancato dal fratello Giuliano, ma consolidando in breve tempo un vastissimo potere personale, infatti, Giuliano, riconoscendone le qualità superiori, lasciò immediatamente i compiti di governo al fratello. Questi nel periodo dal 1469 al 1472 riformò completamente le istituzioni statali, sopì tutte le rivalità tra famiglie e risolse tutti i problemi familiari in modo da diventare supremo arbitro in ogni questione. Con piccole modifiche alla costituzione comunale, si assicurò il potere senza perdere il favore popolare. Fine diplomatico e accorto politico, seppe condurre Firenze attraverso le difficili contese tra gli stati limitrofi, i contrasti con la Chiesa, e i rapporti con la Francia, guadagnandosi il titolo di "ago della bilancia" delle sorti italiane. Dopo aver domato le ribellioni di Prato e di Volterra, dopo dieci anni di governo, i fratelli Medici dovettero fronteggiare la recrudescenza degli attacchi delle famiglie rivali, prima fra tutte quella dei Pazzi, che organizzò la celebre "Congiura dei Pazzi" con lo scopo di uccidere i fratelli. Il 26 aprile 1478, mentre ascoltavano la messa in Santa Maria del Fiore, i due fratelli furono aggrediti. Giuliano fu colpito a morte dal sicario Bernardo Bandini, mentre Lorenzo, ferito in modo lieve, si salvò riparandosi in sagrestia, aiutato da alcuni amici, tra cui il Poliziano. I congiurati, tra cui erano coinvolti anche personaggi politici non di ambiente fiorentino, come il Papa Sisto IV e suo nipote Girolamo Riario, signore di Forlì e di Imola, furono esposti a crudeli vendette e rappresaglie. Il Papa, sdegnato dal trattamento riservato ai congiurati, scomunicò Lorenzo, si alleò con Ferdinando I di Napoli e con la Repubblica di Siena contro la stessa Firenze, alleata di Milano e di Venezia. L'alleanza fiorentina fu sconfitta dal Re di Napoli nella battaglia di Poggio Imperiale del 1479. Immediatamente Lorenzo si recò coraggiosamente a Napoli di propria persona per trattare con Ferdinando I, riuscendo nell'impresa di convincerlo delle sue ragioni e ottenendo il ritiro delle sue truppe dalla Toscana, staccandolo dalla lega con il Papa. Forte di questi successi Lorenzo, approfittando del momento favorevole, strinse il potere nelle sue mani istituendo il Consiglio dei settanta, organo di governo formato da fedelissimi della famiglia che diminuì l'autorità dei Priori e del Gonfaloniere di giustizia. Con il nuovo pontefice, Innocenzo VIII, i Medici si legarono ancora di più al papato, visto che Il Magnifico era convinto che l'alleanza tra Firenze, Napoli e lo Stato della Chiesa avrebbe tenuto gli stranieri lontani dal suolo italiano. Con la sua morte cominciò a vacillare il difficile equilibrio politico italiano che sarebbe crollato definitivamente, di lì a due anni, con la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII. Nella sua vita ha sempre cercato di circondarsi di importanti filosofi e letterati tra cui Marsilio Ficino, Lorenzo diede alla cultura fiorentina un chiaro impulso in direzione neoplatonica, svolgendo un'intensa attività di mecenatismo che in breve tempo attirò nella sua cerchia i maggiori intellettuali dell'epoca: Angelo Poliziano, Luigi Pulci, Leon Battista Alberti, Giovanni Pico della Mirandola, Girolamo Savonarola e numerosi altri. Fu egli stesso uno scrittore piuttosto eclettico, sia in versi sia in prosa. Molteplici sono gli aspetti della sua attività letteraria: vari i generi affrontati, le tecniche... Egli stesso si compiace di descriversi come un raffinato dilettante, incline a intendere l'esercizio letterario come evasione dalle faccende politiche quotidiane. Questo carattere sperimentalistico della sua produzione è in realtà tipico di tutto il '400, specialmente di quegli scrittori che preferivano scrivere in volgare. Lorenzo, nelle sue opere, si appropria del mondo degli interessi e dei gusti di tutte le classi sociali che compongono il dominio della sua signoria: contadini, ceto borghese, intellettuali e aristocratici. Per ognuna di queste classi egli mostra di avere la giusta considerazione, rafforzando il proprio prestigio di signore preoccupato del bene dei sudditi. Le Opere
La produzione successiva al 1470 fu fortemente influenzata dagli insegnamenti di Ficino:
A partire dal 1484 si data invece l'ultimo gruppo di opere, segnate da un realismo più maturo e da una nota di malinconia:
Poemetti in Ottava Rima
Poemetti in Terzine
Novelle Rime in forma di ballata
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