RIME

Pietro dei Faitinelli

 

I

S’eo veggio en Lucca bella mia ritorno
che fi’ quando la pera fie ben mezza, (fradicia)
en nullo còre uman tant’allegrezza
già mai non fu, quant’eo avrò quel giorno.

Le mura andrò leccando d’ogn’intorno
e gli uomini, piangendo d’allegrezza;
odio, rancore, guerra ed ogni empiezza
porrò giù contra quei che mi cacciorno.

II

[S]pent'è la cortesia, spent'è larghessa,

spent'è la gentilessa,

spent'è l'onor di molti bei costumi

ch'uçar nel tempo buon già si soleanno.

Lo vero è in bando e lieltà si spressa,

vint'è pietà da empiessa,

tanto èn dei cuori humani orbati i lumi

e sì per ritrosia le cose vanno.

El tradimento pessimo e lo 'nganno

che far si suole per ghiottornia d'avere

tenuto è più savere;

e se vivesse Ghirello e Salvagno

terreansi i furti lor necto guadagno.

[L]i ricchi stolti son<o> saggi tenuti;

a tanto son venuti

che que<ll>i che sono ornati di scïensa

sono schifati, avendo povertade;

e i gran servigi son<o> tucti perduti

e i meççani e i minuti

son postergati per discannoscenza

che fa seccar(e) la fonte di pietade.

Non ci à più luogo consanguinitade,

né fratellansa, né amor di parte;

di questo ò mille carte:

che tucto 'l mondo or è rivolto a sètte,

ciaschun secondo va che ben li mette.

[L]a carità del proximo e di Dio

molt'è che disparìo,

senza la quale indarno s'afatica

chi vuol salir su nello eterno regno.

Lascive e ponpe non son<o> in oblio,

e quel peccato rio,

l'avaritia, di Dio mortal nimica,

nel qual s'accusa tucto 'l nostro ingegno.

Vertù sono or tenute quaçi a sdegno;

vitii, vitiosi e scelerati,

quei sono or conmendati.

Per che m'infrasco di parole tante?

Curato non c'è Dio, Santi né Sancte.

[D]unqua, se il mal<e> [travali]cha [lo] bene,

che sensa fallo avene,

null'om terreno dovria meravigliarsi

poi che la terra non rende suo fructo.

La meraviglia è pur che Dio sostene

tante spurcitie e mene,

e chome l'ira sua può mitigarsi

che non profondi giù 'l secolo tucto.

Or è ad altro il Cristianesmo aducto

ch'a scisma, tirannia, rapina e guerra?

E da ciò non disferra;

e se 'l Signor<e> non ci provede, io veggio

che 'l mondo e per andar di male in peggio.

[V]anne, mia riprendevil cansonetta,

da intender leggeretta,

in quelle parte dove sono i buoni,

discreti e saggi, con cognoscimento;

e se dalli altri volessi esser lecta,

fsuolr di lor man ti getta,

ch'ai loro orecchi tuo valor non suoni,

ché gitteresti le parole al vento.

Il macto non vuol mai correggimento

e 'l saggio sempre fa tucto il contrario

e tiello nel suo armario;

dai buon' serai con diligensa intesa

e, senza spada, con ragion difesa.