De natura gallorum

 

Stimono tanto l'utile et il danno presente che cade in loro poca memoria delle iniurie o benefitij passati, et poca cura del bene o del male futuro.
     E' primi accordi con loro son sempre migliori.
     Quando e' non ti possono fare bene, e' te 'l promettono; quando e' te ne posson fare, lo fanno con difficultà o non mai.
     Sono umilissimi nella captiva fortuna; nella buona, isolenti.
     Sono piutosto tacagni che prudenti.
     Tessono bene e' loro mali orditi con la forza.
     Chi vince è a tempo moltissime volte con el re; chi perde, rarissime volte. Et per questo, chi ha ad fare una impresa debba più presto considerare se la è per riuscirli o no, che se la è per dispiacere al re o no. Et questo capo conosciuto dal Valentino, lo fece venire ad Firenze con lo exercito.
     Non si curono molto di quello che si scriva o si dica di loro.
     Sono più cupidi de' danari che del sangue.
     Sono liberali solo nelle audientie.
     Stimono in molte cose lo onore loro grossamente, et disforme al modo de' signori italiani. Et per questo non possono molto avere mandato ad Siena ad chiedere Montepulciano, et non essere ubbiditi.
     Ad uno signore et gentile uomo che disubbidisca el re in una cosa che adpartenga ad un terzo, non ne va altro che avere ad ubbidire ad ogni modo, quando elli è a tempo; et quando e' non è, stare 4 mesi che non capiti in corte. Et questo vi ha tolto Pisa dua volte: l'una quando Entraghes avea la cittadella, l'altra quando el campo franzese vi venne.
     Chi vuole condurre una cosa in corte, li bisogna assai danari, gran diligentia et buona fortuna.
     Richiesti d'un benefitio, pensono prima che utile ne hanno ad trarre, che se posson servire.
     Sono varij et leggieri.
     Hanno fede di vincitore.
     Sono nimici del parlare romano et della fama loro.
     Delli italiani non hanno buon tempo in corte, se non chi non ha più che perdere et navica per perduto.

TESTO DI RIFERIMENTO: "Niccolò Machiavelli - Opere - volume I", a cura di Corrado Vivanti, EINAUDI-GALLIMARD, BIBLIOTECA DELLA PLEIADE, Torino, 1997