PERSONAGGI
Donna Livia
Artale
De Fleri
Casa rustica presso Ponte Nomentano.
Entrano Donna Livia ed Artale reggendo Di Fleri zoppicante - i due uomini in abito rosso, Donna Livia in amazzone. Essa è commossa e un po' agitata; Artale più calmo e quasi sospettoso; Di Fleri sembra fresco come una rosa, malgrado la sua disgrazia e il viso lungo che fa.
Donna Livia. Qui... Fleri... su questa panca... S'appoggi bene... Non badi...
Di Fleri. Grazie, marchesa!
Artale (a Di Fleri). Ma come diavolo hai fatto?
Di Fleri. Ahi! Ahi! .
Donna Livia (vivamente). Piano, Artale, per carità!
Artale. Se non l'ho toccato neppure!
A Di Fleri:
T'ho fatto male?
Di Fleri. No... non molto.
Artale. Non è nulla, sai. Me ne intendo di cadute.
Donna Livia (ad Artale). Ora mandi quel contadino a chiamare un chirurgo... presto!
Di Fleri. Al contadino ho dato da tenere il cavallo. Vai tu stesso, caro Artale, ti prego... È più sicuro.
Artale. Ma che chirurgo! Faremo ridere. Se non è proprio nulla!
Di Fleri. Sì, t'assicuro!
Donna Livia. Sì, Artale! Rimonti a cavallo, corra.
Artale. Ah!...
Rizza il capo e fissa un istante in viso Di Fleri e la marchesa.
Corro, corro quand'è così.
Di Fleri. Dà pure un'occhiata a quella povera bestia, passando. L'ho mezzo rovinata.
Artale. Non dubitare. C'è il groom della marchesa coi cavalli...
Con una sfumatura d'ironia.
Gli dirò di farli passeggiare anche loro...
Esce.
Donna Livia (a Di Fleri). Poveretto!... Come si sente ora?
Di Fleri (balzando in piedi allegramente). Bene! Non sono mai stato così bene...
Tentando di prenderle le mani:
e così felice!
Donna Livia (sorpresa, aggrottando le ciglia e tirandosi indietro). Oh!
Di Fleri (ridendo). Ho finto di rompermi il collo per liberarci di quel noioso d'Artale.
Donna Livia. Cos'ha mai fatto!...
Di Fleri (piano, tra scherzoso e appassionato, guardandola teneramente negli occhi). Lei piuttosto, cos'ha fatto di me?
Donna Livia (seccata). Ha fatto male! malissimo! Artale non è un ingenuo...
Di Fleri (alzando le spalle). M'importa assai di lui!
Donna Livia. Importa a me, mio caro!
Di Fleri (inchinandosi ironico). Ah!
Donna Livia. Faremo ridere tutta Roma con questa sciocca faccenda!
Di Fleri (con tal impeto da sembrar quasi sincero). Ma io me la rompo davvero la gamba, se volete!
Donna Livia (alzando le spalle). Bravo, ora!
Di Fleri. Via, perdonatemi!
Donna Livia. Perdonarvi, è presto detto... Ma io?...
Di Fleri. Voi da due mesi che mi fate impazzire!... E senza neanche potervelo dire... bene...
Donna Livia (ironica). Bene, come?
Di Fleri (un po' sconcertato da prima). Come adesso... da soli... Due mesi che mi fate durare la settimana di passione!... Almeno a me!... Voi non so. Siete così strana! A volte arrivo a dubitare persino delle parole che mi dite... con cui mi fate perdere la testa... dinanzi a tutto il mondo però!
Donna Livia (sorridendo). Questo che fa?
Di Fleri. Che fa? Non fa nulla, appunto!... Quello che volete!...
Donna Livia. Che non è precisamente quello che vorrebbe lei!
Di Fleri (quasi celiando). E vi sembra onesto ciò che fate?
Donna Livia. Se facessi il contrario sarei una santa, lo so!
Di Fleri (dopo essere stato a fissarla in silenzio, fra tenero e scherzoso). Come siete bella, perfida creatura!
Donna Livia. Non so se devo ringraziarla ora...
Di Fleri. Ma sì, che ve ne importa? Ecco come fate... una frustata nel sangue, e poi subito la doccia fredda! Tanto peggio per chi ci casca! Voi non la perdete la testa, beata voi!
Donna Livia. Che ne sa lei?
Di Fleri (si accosta a lei, guardandola fiso negli occhi, e le dice piano, con voce calda e penetrante). Sì?...
Donna Livia. Non ho detto questo poi.
Di Fleri (a voce ancora più bassa, quasi gli costasse di continuare sullo stesso tono leggero). Ho passato delle notti intere sotto le vostre finestre... come un trovatore. Lo sapete?
Donna Livia (con un risolino malizioso tra pelle e pelle). Io no.
Di Fleri (prorompendo). Così dovete ridere di tutte le sciocchezze che mi fate fare!... quando vi seguo dappertutto, sconvolto, pallido...
Donna Livia. Pallido no.
Di Fleri (Con convinzione). Pallidissimo!... soltanto per vedervi... per cuocermi in un cantuccio, mentre gli altri vi fanno la corte!
Donna Livia. Oh, quanto a questo, anche voi!...
Di Fleri. Come tutti gli altri, nè più nè meno, e colla stessa fortuna, volete dire!
Donna Livia. Credete?
Di Fleri (supplichevole accostandosi a lei). Allorchè fo il trovatore... perchè vi chiudete dunque nella vostra torre di bronzo... sempre?...
Donna Livia. Ma... perchè ho paura probabilmente.
Di Fleri. Di chi?
Donna Livia. Eh... di tutti, caro mio! E di voi prima di tutti.
Di Fleri. Di me che vi amo alla follia?
Donna Livia. Appunto per questo.
Di Fleri. Oh, marchesa, non la prendiamo più su quel tono! Non ci reggo più! Vuole che non la secchi altro? Che lasci Roma, una buona volta?
Donna Livia. Ma... se volete...
Di FLERI (vivamente). Io no!
Donna Livia (sorridendo e dandogli la mano). E neppur io.
Di Fleri (le bacia la mano e cerca di attirarla a sè. Ella s'irrigidisce. Allora egli cambia tono). Ah! quel che mi fate soffrire!... Anche oggi, alla buvette... e mentre vi vedevo galoppare al fianco di Artale!... Lo detesto colui!
Donna Livia (ridendo). Oh, poveretto!
Di Fleri. Lo detesto! Me lo trovo sempre fra i piedi quando vi vedo...
Donna Livia. Ebbene?
Di Fleri (scrutandola in viso avidamente). No?... Proprio?...
Donna Livia (seccamente): Ma che cosa, via?...
Di Fleri. Nulla!... Non credo nulla!... Non voglio crederlo! Farei davvero qualche sciocchezza!
Donna Livia. Quest'altra adesso!
Di Fleri (dopo una lieve esitazione). Sono geloso... Ecco!
Donna Livia. Voi?
Di Fleri (chinando il capo, quasi umiliato). Sì!... proprio io!... Anche questo!
Donna Livia. Oh, Roberto!
Di Fleri (scuotendole le mani, scuotendo il capo, appassionato e supplichevole). No? no?... È vero, no?
Donna Livia. Ingrato!
Di Fleri (con trasporto, attirandola a lui). Ah!... Livia!
L'avvince fra le braccia.
Donna Livia (difendendosi mollemente). Basta ora!... basta!...
Di Fleri (come un uomo che perde la testa, ma cercando di farla perdere a lei sopratutto). Adorata!... Livia adorata!... Lasciatevi adorare!... in ginocchio!... tutta la vita!...
Donna Livia (con voce rotta, quasi per abbandonarsi). Basta, basta, per carità!...
Di Fleri (concitato, balbettando quasi per l'impeto della passione, ma attento a cogliere il momento buono). Tutta la vita!...
S'interrompe a un tratto fingendo di tender l'orecchio a non si sa che rumore, ed esclama:
Ah, maledetti!
Va per chiudere l'uscio.
Donna Livia (vivamente). Che fate?
Di Fleri. Sentite? La caccia!
Donna Livia. No.
Di Fleri. Sì, v'assicuro! Qualche altro seccatore!...
Donna Livia. Non importa. Lasciate.
Di Fleri (scongiurandola a mani giunte). Livia!... Adorata!...
Donna Livia. Non sono una bimba, sapete!
Rimangono faccia a faccia, in silenzio, lei rigida e fiera, lui sconcertato da prima, leggendosi chiaramente negli occhi l'un l'altro.
Di Fleri (dopo aver fatto per accendere una sigaretta che butta via subito, sorridendo sarcastico). Peccato! E dire che ci amiamo tanto!
Donna Livia (sullo stesso tono). È vero. Dovrei rompermi il collo come avete fatto voi!
Di Fleri (facendo una spallucciata ironica). Tanto, poichè nessuno vorrà crederci poi... nè a me nè a voi!...
Donna Livia (indignata, sorridendo amaramente). Ah! Ecco che ci parliamo col cuore in mano, finalmente!
Di Fleri (calmo, ed in tono un po' canzonatorio). Allora torno a fare il malato, perchè Artale è lì fuori, e non voglio che vi annoi lui pure.
Siede sulla panca.
Donna Livia (sorpresa). Lo sapevate?
Di Fleri. L'immagino. Avete detto che non è un ingenuo.
Donna Livia. Oh!...
Va risolutamente all'uscio, e chiama a voce alta di fuori:
Artale!
Si ode dall'uscio aperto il tally-oh! della caccia.
Di Fleri (ridendo). Badate, sarà furioso!
Donna Livia (tornando indietro e piantandosi di faccia a lui, cogli occhi sfolgoranti di disprezzo e di collera). Volete che vi dica pure come si chiama quello che avete fatto?
Di Fleri. Francamente, e quello che non avete fatto voi?
Donna Livia (sardonica). Vi ho mancato di parola!...
Di Fleri. Eh!... Siete d'una bella forza!... Prendete un galantuomo pei capelli, così senza pensarci, per adornarvene, per stuzzicare l'altro magari, lo scaldate a freddo, lo date in ispettacolo per mesi e mesi, gli fate perdere il tempo, la testa, l'amico, l'innamorata se ne ha, gli fate fare ogni sciocchezza, e poi gli dite che non volete rompervi il collo! Ma uno che si mette a giuocare senza denari in tasca e senza voglia di pagare, lo si affigge, al club!
Donna Livia. Ebbene, affiggetemi.
Gli volta le spalle per andarsene.
Di Fleri.Un momento, e la mia gamba?
Donna Livia. Non ve la porto mica via.
Di Fleri. Artale sarà seccatissimo di trovarmela... tal quale.
Donna Livia. Accomodatevela con lui.
Di Fleri (in aria di minaccia). Ah! Io non cerco di meglio!
Donna Livia (tornando indietro fiera ed irosa). Basta cogli scandali, nevvero?
Di Fleri. Ditemi ch'è il vostro amante, e non sarò io di certo...
Donna Livia. Insolente!
Di Fleri. Perchè? Perchè mi avete giuocato? o perchè voglio sapere per chi m'avete giuocato?
Artale (entrando). Eccomi, marchesa.
Donna Livia. Ah, finalmente!
Di Fleri (ad Artale fingendo la sorpresa, quasi beffardo). Oh eri là?
Artale (senza dargli retta, con calma alquanto ironica). Bravo, t'è passata?
Di Fleri. E tu il mio chirurgo l'hai lasciato per via?
Artale. Vedi che non ce n'era proprio bisogno.
Di Fleri (provocante). Se lo sapevi dunque perchè ti sei data la pena?...
Artale. La marchesa era così inquieta...
Donna Livia (interrompendo). Grazie. Ora faccia il piacere, Artale, di chiamare il mio groom. Lei mi accompagna, è vero?
Artale. Certamente, marchesa.
Va per uscire.
Di Fleri (fermandolo). Senti prima...
Artale. Che cosa?
Di Fleri. Questo: che se mi pare d'aver male a una gamba voglio esser creduto sulla parola.
Artale. Ti duole ancora?
Di Fleri (minaccioso). Finiamola, via!
Artale. Cosa diavolo hai?
Donna Livia (risoluta). Ecco: Fleri ce l'ha con me, ed anche un po' con lei, Artale...
Di Fleri (protestando per galanteria). Oh no, marchesa!
Donna Livia. Sì, sveliamo gli arcani: Era... come direi... preso di me...
Di Fleri (come sopra, accentuando ancor più l'aria sarcastica). È! è! Presissimo!
Ad Artale con un sorriso provocante:
Non te ne eri accorto?
Artale (calmo e un po' sardonico lui pure). Quasi.
Donna Livia. Se si vedeva ad occhio nudo!... Ma non mi sentivo di cadergli fra le braccia. Proprio non mi sentivo! Me lo perdona, Fleri?
Di Fleri (ad Artale, sarcastico). Questo però non lo sapevi!
Donna Livia (stendendo la mano ad Artale). Sì... Spero almeno di sì!
Di Fleri (inchinandosi ironico). Ah!... Ecco una cosa che ignoravo io!... Complimenti!
Artale (seccamente). Senti, Fleri, se hai bisogno di prendertela con qualcuno, o per qualche cosa, ci vediamo al Circolo ogni sera. Colle carte in mano si fa presto ad intendersi, senza far ridere nessuno.
Di Fleri. Oh, quanto a ridere...
Artale. Non parlo per me, sai.
Donna Livia (ridendo). Voglio sperare che non mi giuocherete mica alle carte!
Di Fleri.Ah no! Egli è troppo fortunato!
Artale (seccato). Che intendi dire?
Donna Livia (risoluta e fiera). Vuol dire che lei è... fortunato con me. Sia, mettiamo che lo sia.
A Di Fleri sorridendo ironica:
Si lascia giuocare da lei, si lascia ingannare da me...Di che si lagnerebbe dunque?
Di Fleri (dopo un momento di esitazione, risolvendosi a prender la cosa da uomo di spirito). Di esser giuocato, se mai. Ma quando ho perduto io pago. A buon rendere, Artale.
Artale (sorridendo anche lui). A buon rendere.
Di Fleri (inchinandosi). Sono buon giocatore, marchesa.
Esce. Pausa.
Donna Livia (accorata, prendendo la mano di Artale). Perchè avete fatto questo, Mario?
Artale (le bacia la mano, e torna a fissarla senza rispondere; poi lentamente, come pesando le parole). Perché ci tengo a voi... molto... e non voglio perdervi.
Donna Livia (sorridendo amaramente). Ah!
Artale. Vi eravate montata un po' la testa... senza avvedervene, pel mio amico Fleri... Mi seccava, ma non volevo seccarvi...
Donna Livia. E mi avete fatta seccare da lui!
Artale (ridendo). Io non l'ho pregato di farlo.
Donna Livia. Ma egli l'ha fatto... tanto!
Artale. E tanto peggio per lui, non è vero?
Donna Livia. Però... Non avete temuto... un momento, che il rimedio fosse troppo... eroico?
Artale (inchinandosi a lei). Tanto, se ero condannato...
Donna Livia. È vero.
Artale. Ma ho fede in voi.
Donna Livia (con un sorriso alquanto triste). Ed anche un po' in voi. Dite la verità!
Artale. Non ci avrei guadagnato nulla a fare il geloso... E, perdonatemi, non avrei voluto cominciare a farlo proprio con voi.
Donna Livia (scuotendo il capo tristamente). No, Mario!
Artale. Vi amo come volete essere amata, come va amata una donna del vostro mondo e del vostro spirito, e so che il miglior modo di difendere il mio amore è di non farvelo troppo pesare.
Donna Livia (come sopra). No, Mario, non è così!... Non è così che dovrebbe essere almeno!... Me lo fate pesare così poco il vostro amore... che quasi non lo sento più...
scuotendo il capo, e affettando una gaiezza che non riesce a mascherare la sua malinconia
e lo cerco forse altrove, come vi sembra... Poichè sarebbe ridicolo che nessuno mi facesse la corte. Non me lo perdonereste voi pel primo, caro Artale. Bisogna, a maggior gloria vostra... e mia, che mi vediate desiderata e insidiata dagli altri, e io sappia che ciò non vi fa nulla...
Artale (protestando). Questo poi...
Donna Livia. Proprio nulla... in apparenza soltanto... come in apparenza deve importare a me di chi mi fa la corte... Ma se me ne importasse poi, più tardi?.... Così a poco a poco siamo arrivati al punto in cui siamo, ciascuno per la sua strada, sfogliando le margherite con questo e con quello per vedere se ci amiamo ancora... e giocando d'astuzia per metterci alla prova o per difendere il nostro amore... Talchè quando un Fleri qualunque si scalda la testa e vuol precipitare gli eventi, mi lasciate faccia a faccia con lui... senza sentirvi montare il sangue alla testa...
Facendo uno sforzo per sorridere e vincere la sua tristezza.
Scusatemi, sono così triste, malgrado la mia leggerezza, perchè penso a una cosa che vi farebbe ridere, voi che non volete cominciare a far il geloso proprio con me.
Artale (sorridendo in aria di galanteria). Vi piacerebbe che lo fossi?
Donna Livia. Sì, un pochino, di tanto in tanto, come piace di tanto in tanto al mio cavallo di puntare sulla mano, e appoggiare alle redini... per non farmi inciampare nei Fleri.
Artale (ridendo). Povero Fleri!
Donna Livia (dopo aver scosso il capo, quasi a scacciarne la tristezza, e tornando a mostrarsi gaia e sorridente). Però non deve esser contento di voi il vostro amico!
Artale (ridendo). Nè di me, nè di voi, mi basta.
Donna Livia (con un gesto grazioso di minaccia). Per questa volta!
Prende il braccio di lui ed escono.
TELA