SONETTO I
Il Manzo a dimenarsi si sollazza,
Cozza col muro e vi si dicervella,
Con la coda si scopa e si flagella,
Scote le corna e mugge e soffia e razza.
Con l’unghia alza la polve e la sparnazza;
Bassa ’l capo, rincula e s’arrovella
Stira la corda, strigne la mascella,
E sbalza e salta e fin che può scorrazza.
Dàlle al muro: oh per certo e gli vuol male
Ve’ come gli s’avventa: animo: guata
Se non par ch’aggia a farne una focaccia.
Oh gli è pur duro, Manzo, quel rivale.
Va, Coso, e ’l tasta d’una tentennata,
E gli ’nfuna le zampe e glien’allaccia.
E s’oggi non gli schiaccia
Il maglio quelle corna e quel capone,
Vo’ gir sul cataletto a pricissione.
SONETTO II
Su, scaviglia la corda. Oh ve’, gavazza
E tripudia e ballonzola e saltella:
Non de’ saper che ’l bue qui si macella:
Via, per saggio, lo tanfana e lo spazza;
Via gli fruga la schiena e gli spelazza:
E’ dà nel foco giù da la padella.
Le corna gli ’mpastoia e gli ’ncappella;
Ammanna la ferriera, e to’ la mazza.
Su, Cionno, ravvilluppati ’l grembiale,
Gli avvalla il capo, cansa la cozzata,
E giuca de la vita e de le braccia.
Ve’, s’arrosta e s’accoscia: orsù, non vale:
Gli appicca, Meo, sul collo una bacchiata,
Fa’ che risalti in piede, e gli t’abbraccia,
E ’l tira, e gli ricaccia
Le corna abbasso, e senza discrezione
Gli accomanda la testa a l’anellone.
SONETTO III
Ve’ che ’l tira, e s’indraca e schizza e ’mpazza:
Dagli ’n sul capo via, che non lo svella;
Su, gli acciacca la nuca e la sfracella.
Ma ve’ che ’l maglio casca e non l’ammazza.
Oh che testa durissima, oh che razza
Di bestia! i’ vo’ morir s’ha le cervella.
Ma gli trarrò le corna e le budella
S’avesse la barbuta e la corazza.
Leva ’l maglio, Citrullo, un’altra fiata,
E glien’assesta un’altra badiale,
E l’anima gli sbarbica e gli slaccia.
Fagli de la cucuzza una schiacciata:
Ve’ che basisce, e dice al mondo, vale;
Suso un’altra, e ’l sollecita e lo spaccia.
In grazia, Manzo, avaccia:
A ogni mo’ ti bisogna ire al cassone,
Passando per li denti a le persone.
SONETTO IV
E’ fa gheppio. Su l’anca or lo stramazza,
L’arrovescia; e lo sgozza e l’accoltella.
Ve’ ch’ancor trema e palpita e balzella,
Guata che le zampacce in aria sguazza.
Qua, ché già ’l sangue spiccia e sgorga e sprazza.
Qua presto la barletta o la scodella;
Reca qualcosa, o secchia o catinella
O ’l bugliuolo o la pentola o la cazza:
Corri pel calderotto o la stagnata,
Dà’ di piglio a la tegghia o a l’orinale;
Presto, dico, il malan, che ti disfaccia.
Di molto sangue avea quest’animale:
Mo fagli fare un’altra scorpacciata,
E di vento l’impregna e l’abborraccia.
Istrigati e ti sbraccia:
Mano speditamente a lo schidone:
Busagli ’l ventre, e ’nzeppavi ’l soffione.
SONETTO V
Senti ch’e’ fischia e cigola e strombazza:
Gli è satollo di vento: or lo martella,
E ’l dabbudà su l’epa gli strimpella
E ne rintrona il vicolo e la piazza.
Ve’ la pelle, al bussar, mareggia e guazza:
Lo spenzola pel rampo a la girella:
Lo sbuccia tutto quanto e lo dipella:
E ’l disangua, lo sbatti e lo strapazza.
Sbarralo, e tra’ budella e tra’ corata,
Tra’ milza, che per fiel più non ammale,
E l’entragno gli sbratta e gli dispaccia.
D’uno or vo ch’e’ riesca una brigata:
Gli affetta l’anca e ’l ventre e lo schienale,
E lo smembra, lo smozzica, lo straccia.
Togliete oh chi s’affaccia:
Ecco carni strafresche, ecco l’argnone:
Vo’ mi diciate poi se saran buone.